Il pallet è sicuramente l’elemento più usato e scambiato tra i vari attori della logistica, e proprio per questo, è sottoposto ad una complessità di gestione che si traduce spesso in sprechi e costi occulti, motivo per cui è da sempre denominato il “buco nero” della logistica.
Ma ripercorriamonebrevemente la sua origine ed evoluzione.
La Storia
In Italia lo chiamiamo in diversi modi: bancale, pedana, paletta, etc. La parola inglese “pallet”, etimologicamente deriva dal francese “palette (tavolozza) sta ad indicare una base, una piattaforma quasi sempre di legno che consente di movimentare efficacemente dei materiali con l’uso di una carrello elevatore. Non a caso la nascita e lo sviluppo del pallet va di pari passo con quella dei carrelli elevatori, e qui si possono ricordare le prime applicazioni tra le truppe militari degli americani nel secondo conflitto mondiale, in abbinamento ai mitici carrelli “Clark”, proprio a memoria del generale americano che fu tra i primi a sperimentare il carrello elevatore.
L’utilizzo successivo è stato in ambito dei trasporti ferroviari, proprio per facilitare le movimentazioni da terra e saturare l’ingombro dei vagoni ferroviari. In quest’ambito nascono i primi tentativi di “normalizzare” l’oggetto con dimensioni e forme che ne permettino una facile e veloce interscambiabilità.
La Normativa
Ma questo obiettivo, ancora oggi, stenta ad essere completamente raggiunto, e non per niente si sono succedute diverse iniziative per cercare di “ottimizzare” questo elemento in un contesto di sistema logistico globalizzato.
Non si riesce ancora a tenere sotto controllo un “inventario” dei pallet, vuoi per furti, distruzioni, danneggiamenti, dimensioni e forme non normate che ne limitano la riusabilità, e così via.
Ricapitoliamo i tentativi fatti al fine di limitare questi problemi.
Le prime norme nascono, come accennato, in ambito ferroviario, e precisamente con le ferrovie svizzere negli anni 50.
Un accordo tra le varie ferrovie europee permette di coniare il termine “EUR” , che si riferisce ad elementi aventi le seguenti caratteristiche:
Dimensioni: 80 x 120 cm
Ma questo accordo non è stato sufficiente per mitigare i suddetti problemi, per cui recentemente il consorzio europallet ha diffuso dei regolamenti per l’introduzione del marchio “EPAL” . Esso tende a ridurre al minimo il “buco nero”, attraverso:
l’istituzione di una rete di riparatori certificati EPAL
il riconoscimento insindacabile di un pallet EPAL nuovo e/o riparato
il massimo riutilizzo dei pallet sani e/o danneggiati
Il compenso (vedi bonus) di chi si fa carico di pallet danneggiati e che vanno recuperati
la limitazione del mercato della compravendita di pallet non a norma e quindi sottocosto.
A questi aspetti si deve aggiungere, per i pallet in legno, l’obbligo di rispettare le norme dei Paesi ISPM-15 per proteggersi dal rischio di epidemie dovuti a microorganismi e batteri. Questo è particolarmente vero quando si importano merci da alcuni Paesi asiatici , per cui tutti gli imballaggi in legno (di cui anche il pallet) necessitano dei trattamenti quali la fumigazione, etc.
La gestione
Il rispetto delle ultime normative diventa oggi una reale opportunità ed un indispensabile pre requisito per una corretta gestione del pallet. E qualcuno direbbe: era ora!
Nella lettura di alcuni magazzini e centri distributivi non è raro vedere il pallet come un indicatore di attività: alte pile di bancali accatastati molto spesso corrispondono a lenta rotazione delle scorte, quasi ad evidenziare inefficienze gestionali ed alti costi logistici. Il pallet non va ovviamente usato in questi termini, ma una sua alta giacenza ne implica una difficile gestione e conservazione, trattandosi comunque di una conseguenza dovuta all’inefficienza del magazzino.
Cosa fare per migliorarne la gestione ? Oltre, evidentemente, all’uso delle ”best practices” in magazzino, si sono inoltre sviluppati diversi operatori logistici specializzati proprio nella gestione ottimizzata del pallet. Essi si fanno carico di fornire pallet sempre in ordine, puliti e che quindi possano assolvere al meglio alla loro funzione. Il cosiddetto sistema “pooling”, costituisce un servizio messo a disposizione di filiere logistiche per tenere sotto controllo il giro dei pallet con inventari accurati, riparazioni a norma, disponibilità garantita.
Soluzioni per abbattere i costi di inefficienza legati al pallet sono finalmente disponibili: basta effettuare un’analisi razionale della situazione esistente, applicare le norme cogenti e volontarie, ed addestrare il personale ad una gestione corretta.I costi occulti si minimizzano (es: attese nella movimentazione, danneggiamenti e rotture dei carichi, furti e distruzioni), mentre la produttività operativa (es: transazioni/giorno) ne beneficia.Perchè non provare?
Presented By:
Ing. Giuseppe Lovecchio
CPIM-F, CSCP-F, CLTD-F, SCOR-P, DDLP, DDPP, AEFP, PMP, CSCTA, CMC, IASSC-CGB, CSSC, CPIA
Member, Education and Research Executive Board (EREB)
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